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La rendicontazione non finanziaria per le PMI: quali opportunità?

La dematerializzazione di molti processi produttivi, l’aumento della rapidità con cui equilibri competitivi e preferenze dei consumatori si modificano e la crescente importanza delle relazioni intrattenute con gli stakeholder comportano che lo strumento del bilancio, nella sua forma tradizionale, stia perdendo man mano di efficacia nel rappresentare le condizioni di equilibrio attuale e le potenzialità future di un’impresa. Nonostante il proliferare di prospetti e note integrative, l’informazione di natura economico-finanziaria si dimostra infatti inadeguata a misurare il valore di un team di collaboratori motivato e affiatato, di un’innovazione tecnologica che riduce l’impatto ambientale di un prodotto o di un processo, di un consolidato rapporto di comakership con clienti o fornitori o di follower sui social media pronti a condividere in modo trasparente le proprie aspettative e le proprie preferenze.

Per loro natura i bilanci tradizionali si concentrano sul passato e su una definizione di asset che sempre meno corrisponde alle effettive determinanti del vantaggio competitivo. Non solo gli interlocutori esterni, ma lo stesso processo decisionale interno all’azienda richiede una gamma di informazioni più ampia e di natura diversificata. La performance di un’impresa, in altri termini, non può essere rappresentata solo sulla base di informazioni contabili: l’informativa aziendale mantiene una funzione centrale, ma deve osservare in modo sistematico le variazioni riguardanti gli asset intangibili, poiché questi ultimi contribuiscono in misura sempre più rilevante alla creazione di valore.

La raccolta, l’elaborazione e la comunicazione di informazioni sulla performance non strettamente “economica” dell’impresa (non-financial reporting) offrono opportunità rilevanti per la creazione di valore nel lungo periodo. In primo luogo, l’attività di non-financial reporting presuppone un maggior dialogo tra le funzioni coinvolte (risorse umane, finanza, acquisti, marketing, legale, ecc.): tale dialogo favorisce una maggiore consapevolezza circa l’impatto delle decisioni di ogni unità sulle altre, e contribuisce così a una più efficace collaborazione all’interno dell’azienda. Grazie alla prospettiva olistica che caratterizza il non-financial reporting, il management può ottenere una visione multidimensionale della performance aziendale, che gli permette di sfruttare meglio le opportunità e gestire tempestivamente i rischi derivanti dall’evoluzione del contesto, di mercato e non. I finanziatori e gli altri stakeholder aziendali, infine, tramite il non-financial reporting possono valutarne in modo più completo risultati e prospettive, e in particolare capire meglio come i molteplici asset di cui l’impresa si avvale si combinino per creare valore.

Alla luce di questi vantaggi la Direttiva Comunitaria 2014/95/UE, recepita dal legislatore nazionale con il D.Lgs. 254/2016, prevede che ogni impresa con oltre cinquecento dipendenti debba redigere una “dichiarazione di carattere non finanziario”, cioè un documento che presenti i risultati concreti ottenuti a favore di lavoratori, ambiente, società, diritti umani e lotta alla corruzione. Nel 2020 la Commissione Europea ha attivato un processo di consultazione che, oltre ad abbassare la soglia dimensionale sopra la quale il non-financial reporting sia obbligatorio, intende definire standard omogenei che permettano il confronto tra le informazioni non finanziarie prodotte dalle imprese europee. Al di là del requisito normativo, il tema sta generando attenzione crescente tra gli investitori, anche sotto l’“etichetta” alternativa nota come “ESG”, acronimo che fa riferimento alla performance dell’azienda rispetto alla triplice prospettiva environmental, social e di governance.

Un confronto sistematico tra sei Paesi europei (Germania, Italia, Polonia, Regno Unito, Romania e Ungheria) condotto dagli scriventi nell’ambito del progetto “Integrated Reporting for SME Transparency”, finanziato dalla Commissione attraverso il Programma ERASMUS+, ha evidenziato che l’Italia è il Paese con l’esperienza più avanzata in materia di rendicontazione non finanziaria da parte delle PMI. Il già citato D.Lgs. 254/2016, in effetti, all’art. 7 prevede che anche le imprese con meno di cinquecento dipendenti possano presentare “dichiarazioni volontarie di carattere non finanziario”. Perché scelgono di farlo, pur in assenza di un obbligo normativo?

Le motivazioni sono almeno tre. In primo luogo, la rendicontazione non finanziaria aiuta l’imprenditore a cogliere meglio le interdipendenze tra dimensioni della performance: per esempio, a capire che l’immagine negativa legata all’impatto sociale o ambientale dell’azienda diventa un ostacolo quando quest’ultima cerca personale qualificato. In secondo luogo, essa offre la base per ragionare in modo integrato sul futuro dell’impresa: per esempio, permette di capire che un investimento relativo all’efficientamento energetico permette di migliorare non solo la marginalità, ma anche la performance ambientale, facilitando così le relazioni con lavoratori, comunità, istituzioni e media. Infine, la rendicontazione non finanziaria può rappresentare la chiave di accesso a network esclusivi: per esempio, le grandi imprese che per scelta, obbligo di legge o pressione dell’opinione pubblica si attengono a principi di sostenibilità includono nei propri non-financial report anche la performance socio-ambientale dei propri fornitori, e la capacità di fornire i dati necessari è sempre più spesso un requisito necessario a entrare nella loro vendor list.

In sintesi, questo nuovo approccio alla rendicontazione aziendale aiuta imprenditori, investitori e altri portatori di interessi a confrontare in una prospettiva più completa le modalità con cui le imprese creano valore. In quanto tale, esso rappresenta un’importante leva di differenziazione: il non-financial reporting non si limita a fornire una maggiore quantità di informazioni, ma comunica in modo efficace identità, ruolo e valori dell’impresa a tutti i suoi interlocutori, in un’ottica di continuo miglioramento della performance.

Per visualizzare come SSC può sviluppare un progetto di bilancio di sostenibilità vedete la nostra presentazione qui: https://strategiaesviluppo.com/sustainability-non-financial-reporting 

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